
F. Florian Steiner
Steiner: fotografia come forma di vita
di Roberto Melchiori
Steiner ha fotografato per 20 anni circa. Il prima e il dopo sembrano avere un rapporto relativo con l’epoca dell’esperienza fotografica.
Sì, esperienza, perché Steiner ha fatto della fotografia, o piuttosto del fotografare, una forma di vita che l’ha guidato per i quattro angoli del globo come un flusso inarrestabile.
Un flusso di incontri, relazioni ,eventi, traumi, sorprese ,eccessi e solo insieme a tutto questo, di immagini.
La natura compulsiva, traboccante, perennemente inquieta della sua ricerca fotografica, rinvia continuamente alle radici esperienziali, istintive, pulsionali della sua visione, della sua ansia di vedere.
È questo che dà alle sue immagini la loro natura sorprendente, spiazzante, sempre personalissima. Ed è da questo che origina la loro singolare forza empatica, qualsiasi sia il soggetto, soprattutto se il soggetto è un uomo o, meglio ancora, una donna.
Si ha sempre la sensazione di trovarsi di fronte ad una traccia, un’eco, una combustione risultanti da un coinvolgimento vitale e, talvolta, violento.
Eppure, nella fotografia di Steiner ,vi sono anche sempre una misura, un distacco, una volontà di forma che definirei quasi classici; sono caratteri che si mostrano immediatamente, nella perfezione delle inquadrature, dei tagli di luce, dell’occasione temporanea colta infallibilmente.
Viene da pensare, allora, che la fotografia sia stata per Steiner, oltre che una forma della sua vita e della sua esperienza, un rifugio dall’impatto, dall’urto, talvolta insostenibile, di queste. Un modo di distanziarsi, sen-za tradire il vissuto, che è spesso il segreto di certi artisti veri. I vent’anni della fotografia steineriana, dalla metà dei 50 alla metà dei 70, sono stati un periodo non solo di sconvolgenti mutamenti socio-economici a livello mondiale ma anche e soprattutto di formidabili scoperte di libertà e diritti: dalle lotte anti-coloniali all’emancipazione della donna, dai successi della lotta di classe alle spinte antiautoritarie. Nella fotografia di Steiner c’è la testimonianza e, vorrei dire, il profumo, di quella stagione. C’è la percezione netta di quella tempestosa libertà che oggi, ahimè, è profondamente inattuale. Le sue immagini sono soprattutto per questo motivo così perturbanti. Come sempre, quando l’arte e la vita sconfinano così potentemente l’una nell’altra, una delle due è fatalmente destinata a bruciarsi. In molti celebri casi si è bruciata la vita, in questo, ad un certo momento, l’arte. Gli ultimi decenni dell’esistenza di Steiner sono diventati così una lunga, ap-partata e, probabilmente, spesso malinconica sopravvivenza .
