
Futuro
Lo Sport previsto e sperato
di Paolo D’Andrea
ITALIA inverno 2053
PREMESSA
Ho appena finito di curiosare tra vecchi documenti e articoli che ho trovato in una scatola con scritto “inverno 2023”, trent’anni fa esatti.
Tra i molti scritti ne ho scelti due che riporto in parte, il primo fa parte di un’intervista che oggi sembra surreale ed il secondo di un articolo un po’ polemico sull’inserimento dello sport nella costituzione italiana.
Possono aiutarci a capire la mentalità e la cultura di quel tempo che sembra così lontano.
STRALCIO INTERVISTA
Fiera del libro di Canicattì, intervista a partecipanti e visitatori.
Giornalista: “Buongiorno, come mai è venuto alla fiera del libro?”
Visitatore: “Per fare un giro”
G.: “Lei legge?”
V.: “No”
G.: “ Ha mai letto un libro?”
V.: “Nooo… no, ah, ora che mi ci fa pensare ricordo di aver letto un libro sul Milan”
G.: “Solo quello? È sicuro di non aver letto qualche altro libro?”
V.: “Sicurissimo… hem… non potrei mai leggere il libro di un’altra squadra!”
ESTRATTO ARTICOLO Come sarà lo sport nel futuro?
…in Italia si potrebbe dire così, dopo l’ingresso del diritto allo sport in costituzione:
Art.33 “La Repubblica riconosce il valore EDUCATIVO, SOCIALE e di promozione del BENESSERE PSICOFISICO dell’attività sportiva in tutte le sue forme”…
“…quindi, per supportarlo chiude un occhio sulle regole che riguardano le associazioni, gli sponsor, le strutture in modo che si barcamenino e tirino a campare come possono”
Potremmo riassumere così il sostegno che, ai nostri giorni in Italia, lo stato dà allo sport di base.
Come in altri settori, dove non arriva lo stato, arriva il volontariato e dove il volontariato non ce la fa da solo, gli si concede di derogare un po’ dalle regole; piuttosto che fare uno sforzo e studiare
meccanismi virtuosi che favoriscano le associazioni, le famiglie, le aziende e anche le casse dello stato.
Ecco, studiare bene la situazione dello sport di base, capire che cos’è e fare qualcosa per supportarlo potrebbe provocare un sorriso di ottimismo degli addetti ai lavori e delle famiglie che vogliano far praticare sport ai loro figli senza oneri troppo alti e in strutture adeguate.
Invece la riforma dello sport appena varata costringe le associazioni a ottemperare a obblighi e ad adeguarsi a regole molto stringenti, molte delle quali sono, per la verità, utili a garantire diritti sacrosanti ai lavoratori dello sport, ma non prevede nulla che faciliti le associazioni a reperire strumenti e risorse per svolgere le attività nel migliore e più sicuro dei modi…
-da una rivista sportiva di novembre 2023-
RACCONTO Passato, prossimo Futuro. (Ispirato a una cronaca del tempo)
C’era una volta, nel 2023, un bambino di sette anni, nato in un caldo mese del 2016. Si chiamava, e si chiama ancora oggi, Carlo; aveva pochissima voglia di muoversi. Il papà lo portò in un campo da calcio di quartiere e poi lo iscrisse alla squadra del suo paese.
Carlo cominciò a divertirsi e fare amicizia, a crescere socializzando, ma dopo due anni arrivò una lettera che diceva che non era adatto a quello sport e che non avrebbe più dovuto andare agli allenamenti con i suoi amici. Pensate che cosa poteva succedere nel 2023, solo trent’anni fa! Per fortuna oggi le cose sono cambiate: le associazioni aiutate dalle amministrazioni anche solo con l’usufrutto del campo sportivo, oggi non possono escludere nessuno.
Per fortuna Carlo cominciò a frequentare altri gruppi di amici. Crescendo cambiò completamente aspetto e struttura fisica, acquistò coordinazione e divenne molto abile nel gioco,
talmente abile che la vecchia squadra, quella che lo aveva scartato, lo richiamò (si erano sbagliati a valutare anche secondo i loro sbagliati criteri: che stolti). Lui tornò di corsa, ma non trovò ciò che sperava. Avrebbero dovuto vincere a tutti i costi. All’inizio del campionato un allenatore disse a tutta la squadra di bere un integratore prima della partita, li avrebbe fatti giocare meglio!
Pensate cos’era possibile nel 2023, anche se l’integratore non era dannoso alla salute, adesso, molti anni dopo, nessuno si sognerebbe di dare a un adolescente un messaggio così ambiguo e pericoloso: bevi la pozione e sarai più forte, così vinceremo.
Adesso un allenatore così verrebbe escluso dalla comunità sportiva.
Carlo non si divertiva più, cominciò a trovare scuse per non allenarsi, l’allenatore non li considerava per quel che erano e dava input negativi; vedeva lo sport come un fine e la vittoria come un obbligo. Non come adesso che lo consideriamo uno strumento per la crescita, l’educazione, la socializzazione, la gestione dello stress, il ridimensionamento dell’aggressività nell’agonismo e, non ultimo, per il divertimento. Così scopriamo che nel 2023 si poteva spingere all’estremo l’importanza della vittoria senza dare strumenti per comprendere anche la sconfitta, per accettare l’errore mantenendo un’idea di sé integra ed equilibrata.
Alla fine di una partita persa questo allenatore urlò e quasi insultò i suoi giocatori per la scarsa prestazione, così Carlo si alzò e disse: “ma mister è vero che noi abbiamo perso, ma loro hanno vinto”… venne cacciato, forse perché aveva detto una cosa troppo intelligente .
Ricordate che da allora sono passati solo trent’anni, “eravamo forse solo nel 2023”!
Carlo cresceva e continuava a fare sport, non più con associazioni che praticavano l’agonismo, andava a correre da solo o con amici: aggregazione spontanea. Faticavano a trovare percorsi cittadini ed extraurbani minimamente attrezzati, anche con semplici fontanelle per bere un po’; teniamo sempre conto dell’epoca dei fatti… il 2023.
Molti faticavano anche a orientarsi da soli, non erano abituati ad arrangiarsi, non avevano mai potuto andare a scuola da soli, anche per le paure indotte da politici senza scrupoli e senza visione che fecero addirittura una legge regionale che obbligava i genitori ad accompagnare fin dentro l’edificio scolastico.
Cosa pretendere in un’epoca così antica, l’inizio del secolo appunto, il duemilaventitre!
A proposito di scuola, Carlo faceva due ore di “ginnastica” o educazione fisica alla settimana che molte volte si svolgevano in aula seduti a fare teoria, cosa utilissima, per carità, ma con sole due ore settimanali, boh…
Carlo così dovette arrangiarsi da solo, senza supporti di alcun tipo, continuò a fare sport esclusivamente grazie alle sue capacità, ma non tutti…
SPERANZE
Veniamo ai nostri giorni, Carlo ha quasi quarant’anni, abbiamo appena superato la metà del secolo, lo sport è molto cambiato, chissà come sarà nel 2100.
Dal 2023 con l’inserimento del diritto allo sport in costituzione lo sport è diventato veramente un diritto e tutti, dagli anziani ai più piccoli, dai più fragili ai più abili, possono praticarlo senza discriminazioni di alcun tipo.
Per quanto riguarda i bambini e gli adolescenti si è finalmente capito che l’aggregazione spontanea è fondamentale e che potersi muovere fin dall’infanzia in autonomia (ad esempio per andare a scuola o in piscina) è importantissimo perché dà la possibilità di prendere le prime decisioni, di assumersi responsabilità e anche di attivare la creatività per raggiungere da soli qualche meta.
Oggi, a dicembre del 2053, trent’anni dopo che lo sport è diventato un diritto con l’aiuto della legge, l’inserimento in costituzione e l’impegno di molti visionari, che solo negli anni venti di questo secolo si sentivano frustrati da una concezione univoca dell’attività sportiva basata soprattutto su aspettative di successo, di classifiche, di medaglie e di tutta quella, pur importante, parte che riguarda l’agonismo, la ricerca della vittoria, del record e dell’essere, in sostanza, più forti degli altri.
La prospettiva per il futuro, e la speranza, è che lo sport da oggetto da sostenere da parte del diritto, diventi uno strumento del diritto e dei diritti.
Per il momento abbiamo capito che è molto meglio un campione in meno che un escluso in più, ed è già molto.
Contiamo che nel 2100 sarà scontato che ogni persona in difficoltà che possa continuare a partecipare in un gruppo sportivo contribuirà a far diventare i migliori dei veri campioni.