Rivista Confini

Confini

Intervista all’Associazione “Ostrega”

Redazionale

MATTEO GUIDOLIN E FRANCESCO QUARTO SONO STATI INTERVISTATI DALLA NOSTRA REDAZIONE

1) Ci puoi dire qualcosa della vostra associazione?
La nostra associazione è nata con l’obiettivo di valorizzare l’identità veneta, la sua storia e le sue tradizioni, ispirandosi ai principi della repubblica di Venezia e del nostro mondo imprenditoriale, ossia quello di aprirsi al mondo, di confrontarsi con le altre culture, non vedendole come un pericolo ma come un’occasione di arricchimento.

E’ sempre stato così per tutta la storia della Repubblica di Venezia e per molti versi ha continuato ad esserlo anche per i nostri imprenditori negli anni seguenti al boom economico.

2) Sarebbe bello fare una lista di tutti i confini attraversati nei vostri viaggi, limitiamoci a dire punti di partenza e di arrivo ed eventualmente qualche tappa intermedia significativa.
Possiamo invece proprio fare anche l’elenco se vuole! Con il primo viaggio, da Riese Pio X a Pechino abbiamo attraversato 10 confini (Slovenia-Croazia-Serbia-Bulgaria-Turchia-Iran-Turkmenistan-Uzbekistan-Kazazhistan-Cina), mentre con il secondo da Rio de Janeiro a Ushuaia a 4 confini (Brasile-Uruguay-Argentina-Cile, alcuni dei quali più volte però, es. Cile-Argentina).

Sicuramente nel primo viaggio abbiamo avuto diversi momenti da ricordare durante l’attraversamento dei vari confini, mentre nel secondo le cose si sono svolte in maniera più agevole, non avendo ad esempio obbligo di visto da esibire

3) Nel nostro numero 2 ci sono tre foto di CARLO BRAGAGNOLO scattate un bel po’ di tempo fa in luoghi idealmente vicini alla meta del vostro viaggio. Ti fanno venire in mente qualcosa?
L’Asia centrale, con le sue immense steppe, gli spazi confinati che in realtà ti imprigionano facendoti sentire minuscolo al cospetto del mondo, il vento continuo che spazza il cielo rendendolo azzurro intenso.

4) Nel 1975 mio padre mi portò a Budapest, ricordo il passaggio della frontiera ungherese particolarmente angosciante. Nei tuoi viaggi ad ti ricordi un confine particolarmente problematico?
Con tanti confini attraversati, spesso fra paesi “problematici” per gli stranieri, di momenti ce ne sono stati parecchi. Dal confine con la Turchia, dove non ci autorizzavano l’ingresso del bus perché troppo obsoleto rispetto a quanto previsto dal loro software di registrazione (l’anno di immatricolazione previsto dal software arrivava al 1989, il nostro bus era stato immatricolato nel 1982), all’Iran, prima della cui frontiera abbiamo dovuto abbandonare tutte le scorte di alcolici e insaccati rimaste (fortunatamente poco o nulla…), al Turkmenistan o alla Cina che ci hanno fatto penare con il controllo della temperatura e dei documenti personali e del bus….Ma quello che ci piace ricordare più di tutto è che questi problemi sono sempre stati superati anche grazie al nostro modo di porci con i funzionari, sempre rispettoso, cortese e sorridente. Un sorriso apre molte più porte di un muso lungo o arrabbiato, ma anche il calcio è un fattore sociale capace di unire i popoli come poche cose al mondo: penso a quando in Turkmenistan abbiamo incontrato un funzionario doganale appassionato della serie A anni 80/90, ed entusiasta di condividere con noi i nomi dei calciatori che conosceva. Questa inaspettata confidenza “calcistica” ha di certo smussato le spigolosità delle procedure e favorito l’ingresso nel paese.

5) C’è un confine che ti piace?
Ogni confine mette sempre in contatto mondi diversi, e ogni viaggiatore ha sempre l’obiettivo o il sogno di poter visitare luoghi diversi, preferendo sempre un luogo ignoto a uno noto. Ancora adesso, dopo tanti anni di viaggi, il momento in cui si attraversa il confine è un momento elettrizzante, da vivere con umiltà e rispetto, perché è il momento in cui spesso si esce dalla propria zona di conforto e si è accolti e si entra in casa d’altri. Direi che non c’è un confine in particolare che ci piace, ma quello è l’attraversarlo l’aspetto più piacevole del confine stesso.

6) Vi è capitato di varcare un confine politico cosi “forte” da dare l’impressione di essere fisico? Ho sempre pensato alla cortina di ferro in questo modo...
Sicuramente…penso ad esempio al confine tra Turchia ed Iran, che è un confine che si può vedere fisicamente nel vero senso della parola, dal momento che viene definito da un enorme cancello dipinto con i colori della bandiera iraniana, un cancello che si apre (o almeno così era quando siamo andati noi) ogni giorno dalle 7 di mattino alle 9 di sera….quasi come fosse un negozio. Prima e dopo, nessuno può entrare in Iran.

7) Quali sono state le motivazioni che vi hanno fatto realizzare il viaggio?
La motivazione principale è stata sicuramente la voglia di vedere posti nuovi, anche se, considerate la metà finale e le modalità scelte, direi che anche una buona dose di follia e di spensierata gioventù sia stata decisiva per spingerci a fare questo viaggio, che sembrava impossibile e che tuttora risulterebbe molto difficile da ripetere. Rimane a tutt’oggi il più lungo viaggio fatto da un bus italiano.

8) In luoghi diversi avete incontrato limiti da rispettare che non vi aspettavate?
A dire il vero no, nel senso che per questo viaggio abbiamo iniziato a prepararci un anno e mezzo prima circa, e l’abbiamo sempre impostato anche con tutti i partecipanti non come un viaggio da agenzia viaggi, ma come un momento di coinvolgimento di tutti, di arricchimento culturale e personale, a livello di conoscenze, di esperienze, di relazioni sociali….Non a caso per tutti i partecipanti questo ( il primo o il secondo) è unanimemente considerato come “il viaggio” della vita, un momento indelebile nella vita di ognuno.

9) Viaggiando in gruppo per tempi abbastanza lunghi si evidenziano sempre limiti e risorse delle persone. Hai qualche ricordo significativo?
Fortunatamente non abbiamo mai riscontrato momenti di tensione o difficili nella gestione del gruppo, anzi, sono nate molte amicizie solide che durano tuttora. Diciamo che erano tutti consapevoli dell’importanza del viaggio e quindi concentrati per poterlo realizzare senza intoppi, e ciò ha creato uno spirito di gruppo senza precedenti.

10) Molte volte il gruppo crea un confine intorno a se, io mi sono fatto l’idea che voi siate partiti con curiosità e apertura a esperienze dimesse, incontri con persone distanti e realtà particolari@Siete riusciti a “indurcentrarla stabilire relazioni significative con la gente che avete incontrato?
Le cose che ci immaginavamo non sono mai state come quelle che abbiamo visto, e abbiamo visto cose che non ci saremmo mai immaginati di vedere, non solo come paesaggi o monumenti, ma proprio come stili di vita, usi e costumi…Di fatto la conferma che la vita vissuta è inevitabilmente molto più complessa, sfaccettata e imprevedibile di quanto possa essere descritto in una guida turistica.

11) Nei confini hai visto più dei limiti o delle protezioni, difficoltà od opportunità?
Per noi sicuramente opportunità, per tutti i motivi che ho detto prima. Diversamente, non avremmo mai potuto fare viaggi di questo tipo.