Rivista Confini

Confini

I confini incerti di luigi meneghello

di Leonardo Scapin

Tra Veneto e Inghilterra

Ci sono due strati nella personalità di un uomo: sopra, le ferite superficiali, in italiano, in francese, in latino; sotto, le ferite antiche che rimarginandosi hanno fatto queste croste delle parole in dialetto. Quando se ne tocca una si sente sprigionarsi una reazione a catena, che è difficile spiegare a chi non ha il dialetto.

Si potrebbe partire da questo breve estratto preso dal suo libro più celebre, Libera nos a Malo, per introdurre la lettura di Luigi Meneghello a uno studente di scuola superiore.
A cent’anni dalla nascita risulta ancora assai complicato fornire un inquadramento critico dell’opera dello scrittore maladese: memoriale, rimembranza, flusso di avvenimenti storici e personali digeriti e rimescolati in anni postumi agli eventi narrati, ma anche attrito di registri linguistici, il dialetto e l’inglese, l’italiano e il latino, mescolati in una lingua che è prerogativa esclusiva dell’autore e che non vede (e non può vedere) eredi all’orizzonte.
Meneghello è infatti autore unico per esperienza vitale e letteraria: il suo dispatrio (altro termine squisitamente originale) a Reading è in qualche modo figlio non soltanto di una “banale” opportunità lavorativa ma anche – e probabilmente, soprattutto – di un desiderio autentico di andarsene dall’Italia dopo la delusione del Dopoguerra.
Non una vera e propria fuga, dunque, quanto piuttosto un continuo travaso linguistico e culturale tra la lingua dell’infanzia e della vecchiaia (il dialetto) e quelle della maturità accademica e professionale (l’inglese e l’italiano).
Non esistono confini, dunque, per l’autore maladese, che innesta nei suoi libri (non in tutti, sicuramente meno ne I piccoli maestri) linguaggi eterogenei che si fondono e confondono, creando una lingua unica e non replicabile: lì, in quella fusione di elementi semantici e lessicologici, nasce una delle vette più alte del secondo Novecento italiano.
Ecco che cosa proverei a dire a uno studente di scuola superiore presentando brevemente l’opera di Luigi Meneghello: sottolineerei il suo essere uno scrittore tra le lingue e i confini, un autore veneto e internazionale, un intellettuale cosmopolita eppure meravigliosamente attaccato all’humus culturale e linguistico che lo ha prodotto.