Evento Steiner

F. Florian Steiner

Biografia di F. Florian Steiner

di Paul Zilio, Paolo D’Andrea, Roberto Marchiori

2 ottobre 1934: Franz Florian Steiner nasce a Caserta da Franz Steiner e Henriette Holliscther Elder von Hhollenwarth, secondogenito di tre fratelli, il maggiore Ferdinand (Pita) e il minore Wolgang (Wolfy). Il padre è di origine Meranese (sud Tirolo), si laurea a Firenze e diventa professore di lettere e filosofia. Nel 1934 è insegnante di lettere presso l’Accademia Aeronautica che ha sede nella reggia di Caserta. La madre, nata e vissuta a Berlino, appartiene ad una nobile famiglia austroungarica (il nonno materno è un importante collezionista d’arte).

Anni quaranta: con lo scoppio della guerra il padre viene richiamato alle armi e presterà servizio come tenente nella Luftwaffe (la popolazione altoatesina di lingua tedesca poteva scegliere se prestare servizio con l’esercito tedesco o italiano) con il ruolo di traduttore (conosceva diverse lingue tra cui anche il mandarino).
Floriano ritorna a vivere a Merano con la madre e il fratello più piccolo. Il fratello più grande viene reclutato nella gioventù hitleriana e trasferito in Germania. Ritornerà dopo la guerra profondamente turbato.
Il padre viene fatto prigioniero dagli Alleati e interrogato al processo di Norimberga in quanto ufficiale impiegato negli uffici del generale Kesselring.

1947: il padre torna dalla prigionia e si consuma la rottura del legame matrimoniale con la madre che si trasferisce a Nizza con due figli. Floriano rimane a vivere con il padre a Merano e frequenta una scuola commerciale.
Sono questi anni a Merano ricordati volentieri con vita all’aperto nei boschi, tuffi nel fiume Passirio e lunghe escursioni con la fantasia che lo portano ad identificarsi come un giovane Tarzan ed a sviluppare quella sua personale filosofia che lo accompagnerà tutta la vita dove istinto, spontaneità e natura prevalgono su razionalità e su un ruolo ben definito all’interno della società.

1949: il padre si trasferisce a Firenze e Floriano raggiunge la madre che vive in costa azzurra a Cros de Cagne (Nizza) e che ha una relazione con un principe russo fuggito alla rivoluzione bolscevica, Georges Basilewsky, titolare di un famoso giardino zoologico e stazione di acclimatazione di animali esotici (erano presenti persino uomini e donne africani appartenenti alla tribù “Sara-Kaba” del Ciad). In questo periodo lo zoo è visitato da molte celebrità tra cui Matisse, Jacques Prévert, Saint-Exupéry, Jean Cocteau, Charlie Chaplin.

1951:A Nizza Floriano frequenta la scuola di alta cucina Cordon Bleu dove si diploma nel 52 con il massimo dei voti e dimostra una predisposizione all’apprendimento delle lingue imparando in pochissimo tempo il Francese. Nel frattempo frequenta una scuola di ceramica e va a cuocere le sue creazioni a Vallauris dove conosce Picasso che si trova in quella località per lo stesso motivo.
E’ in questi anni che approccia alla fotografia girando per la Costa Azzurra e la costa spagnola in bicicletta con la rolleiflex 6×6 interessato più alle persone che ai paesaggi e fotografando personaggi più o meno noti come Cocteau, Jean Marais, Picasso, Dalì.

1954:la famiglia, con cui i rapporti si fanno sempre più burrascosi, gli richiede una vita più inquadrata negli schemi sociali. Si trasferisce quindi a Colonia e inizia a lavorare per una società di riassicurazioni di proprietà di uno zio materno. Un periodo grigio, la vita da ufficio gli va stretta e subito si accorda con lo zio per orari di lavoro più flessibili, di sera continua a frequentare corsi di ceramica e scultura e a “vivere la vita” scrivendo poesie, disegnando e dipingendo.
In questi anni continua a viaggiare per l’Europa, poco al nord e più al sud e continua a fotografare sempre di più interessato allo studio e alla comprensione della condizione umana. Passa al formato 36mm e fotografa con una Leica M3 e obiettivo 50mm.

1957: legge i libri di Henry Miller che gli cambiano la vita e inizia con lui una relazione epistolare da cui nascerà una grande amicizia. Si allontana dal lavoro alle riassicurazioni

1958: si trasferisce a Bruxelles in occasione del EXPO per fotografare l’evento (il primo dopo la seconda guerra mondiale). Viene incaricato come fotografo ufficiale del padiglione del Brasile e lì trova “casa”. (diventa così fotografo professionale). Vive per mesi a stretto contatto con lo staff brasiliano dormendo e mangiando all’interno dello stand. Sempre a Bruxelles conosce e stringe un rapporto di amicizia con l’illustratore Saul Steimberg che diventa suo maestro. Con lui perfeziona la tecnica del disegno realizzando centinaia di vignette che definisce “i disegni ornografici”. “la pornografia esiste solo nella testa delle persone, i miei disegni sono più che altro una presa in giro del sesso…”

1959: nel gennaio del 59 a 25 anni si imbarca a Genova sul “Conte Biancamano”, destinazione: Rio de Janeiro. Sbarca in Brasile a fine gennaio senza un progetto di vita definito se non quello di vedere e conoscere il mondo e l’essere umano. Vive con un dollaro al giorno e per mantenersi trova impiego come “tutto fare” (da truccatore a macchinista, “uomo orchestra” si autodefinisce) presso il set del film Orfeo Negro girato da Marcel Camus (Palma d’Oro a Cannes nel 59, Oscar e Golden Globe nel 60 come miglior film straniero). Qui scatta la sua foto più caratteristica, il ritratto della bambina protagonista del finale del film, ritratto che chiama “Monalisa de Copacabana” e che gli servirà come merce di scambio per girare il mondo. Parla e scrive correntemente tedesco, italiano, spagnolo, francese, inglese, olandese e portoghese.

1960-1961: gira per diversi mesi il Sud America: Brasile, Paraguay, Argentina, Chile, Bolivia, Perù, Equador, Colombia Messico e ritorno a Rio attraverso la foresta amazzonica. Spende 124 dollari in totale dormendo dove capita e muovendosi in auto-stop, aereo-stop (vecchie carcasse con un motore sempre fuori uso) e “mulo-stop” ma sempre con la macchina fotografica al collo (una Pentax e ottica Takumar 150mm) E qui realizza tra l’altro la serie di foto “mama matogrosso” che documeta la storia d’una “madame” d’una casa di tolleranza in piena foresta amazzonica.

1961 :con la serie di foto “il balletto dell’unigambista” vince un concorso fotografico nazionale, premio di 500 dollari, una piccola fortuna per lui e per l’epoca

1962: prima visita a Henry Miller a Big Sur

1963: gennaio – Mostra personale a Bogotà dal titolo “ampliaciones” sponsorizzata dalla Agfa de Colombia. La più grande mostra fotografica mai fatta sino ad allora in Sud America. Rientrato a Rio conosce quella che sarà la sua prima “moglie” giapponese, Mihoko, figlia di emigrati giapponesi in brasile che però non parla giapponese e non è mai stata in Giappone.

1964: Seconda visita ad Henry Miller in California che lo stimola a trasferirsi in Giappone assieme a Mihoko. A 30 anni si stabilisce a Kyoto dove per mantenersi insegna lingue, nel frattempo impara la lingua giapponese (non a scrivere). Continua a fotografare e le sue foto e i suoi servizi sono regolarmente pubblicati sul mensile “The Sun”, una delle più importanti riviste di fotografia in Giappone.

1966: A Kyoto inaugura come primo ospite la casa internazionale per studenti “Haus der begegnug” (ancora oggi esistente ed attiva) continua una fitta corrispondenza epistolare con Miller che affascinato e interessato dalla vita in Giappone gli chiede sempre più resoconti di vita vissuta. Contemporaneamente scrive due romanzi mai pubblicati ma letti e profondamente apprezzati da Miller: “Il ragazzo che bevve il Rio delle Amazzoni” e “Il sesso dello Zen”. Questo stato di “frenesia artistica” gli causa una prima crisi psicotica che lo porta ad un ricovero volontario in un manicomio giapponese. Nel frattempo sua moglie lo lascia. Si ristabilisce in poco tempo, come terapia il medico che lo segue gli fa tradurre in tutte le lingue conosciute dei brani tratti dalla Divina Commedia di Dante.

1967: sempre a Kyoto conosce la sua seconda moglie giapponese, Miho, di professione infermiera. Ha una seconda crisi e viene di nuovo ricoverato in manicomio. In questa occasione non accetta il ricovero , da fuoco alla struttura che lo ospita e ne viene allontanato. Appena possibile rientra in Italia con Miho. (In Giappone il manicomio non era obbligatorio) Arriva ad asolo dove il padre gli ha donato una casa da sistemare, sperando che possa “mettere su radici”.

1968: finchè sistema la casetta ad Asolo, diventata crocevia di gente da tutto il veneto, viene coinvolto nella realizzazione della mostra “Illuminismo e Architettura del 700 Veneto” curata dal allora giovane storico dell’arte Prof Brusatin di cui è amico e vicino di casa. Inizia a girare il sud Italia per “allenarsi” al genere di fotografia assegnatagli assieme a due fotografi americani, uno è Norman Carver con cui aveva già fatto un viaggio simile nel Kyushu, il Shikoku e nella regione del Chugoku-Chiho fotografando soggetti architettonici. Questo genere di fotografia non lo appassiona e non lo stimola ma nonostante questo realizza migliaia di scatti da cui poi saranno tratte le foto per la mostra. Lo stress e la difficolta del lavoro che sembra non finire mai e che lo coinvolge per oltre nove mesi lo portano ad una nuova ricaduta. Dopo aver rotto la chitarra in testa al maresciallo dei carabinieri di Asolo viene ricoverato forzatamente nel manicomio di Racconigi dove per circa un mese vive legato al letto e dove gli viene praticato l’elettroshock. Vi rimane in tutto 96 giorni. Esperienza che lo segnerà profondamente ma lo porterà sempre a dire “meglio un giorno da matto che cent’anni da mona”. Il 17 aprile 1969 esce dal manicomio (con ancora i segni su polsi e caviglie) e viene affidato alla madre per la convalescenza in costa azzurra.

1970: rientra ad Asolo e realizza le sue prime fotolitografie che inizia a scambiare con cibo e materiale per la ristrutturazione della sua casa e a vendere a collezionisti privati e a musei in giro per il mondo (Los Angeles County, Fondazione Maeght in Francia, Museo di Arte Moderna di Rio, MoMa Ny ) Nel frattempo realizza servizi fotografici (ritratti) a famiglie venete (tra cui gli Zoppas). Lavori commerciali abbastanza ben ripagati. Alla Photokina del 1970 conosce Lanfranco Colombo titolare della galleria Il Diaframma personaggio fra i massimi esponenti della storia e della diffusione della fotografia italiana che gli dedica il numero di ottobre 1972 della sua rivista “Fotografia Italiana”. Si lascia con Miho

 

1972: nel tragico episodio dell’aereo della Fuerza Aérea Uruguaya,precipitato sulle Ande (fatto noto per gli episodi di cannibalismo attribuiti ai sopravvissuti, isolati nei ghiacciai Andini per 72 giorni,viene perduta una parte del suo materiale fotografico destinato ad una mostra in Cile.

1973: tramite amici comuni viene a sapere che Antonioni sta preparando un film sulla vita di un reporter giramondo che precipita nel cuore dell’Amazzonia. Per scherzo si autocandida come attore protagonista e fa recapitare ad Antonioni degli autoritratti e degli scritti autobiografici ironici. Antonioni non lo sceglierà come protagonista ma rimarrà incuriosito dal personaggio tanto da recarsi ad Asolo per una visita di cortesia. Il Maestro rimane affascinato dai sui lavori fotografici dalle fotolitiografie e dai disegni “ornografici”. Tre settimane dopo lo invita a cena a Roma e gli propone il ruolo di fotografo di scena nel film Professione Reporter. Le riprese del film inizieranno nell’estate (luglio) del 1973 a Monaco e termineranno in autunno dello stesso anno. Il rapporto professionale tra Michelangelo e Floriano è difficile (F. non riesce ad accettare che i suoi negativi vengano passati al vaglio della censura del Maestro e alle volte distrutti) ma tra i due nasce una lunga e duratura amicizia. Antonioni trascorrerà più volte ad Asolo periodi di villeggiatura ospite di Floriano il quale ricambierà le visite a Bovara nel buen ritiro del maestro sino ai suoi ultimi giorni. A Bovara conosce Wim Wenders. (di cui è invidioso poiché allievo prediletto di Antonioni) Sempre durante le riprese del film instaura un rapporto di amicizia con Jack Nicholson al quale invierà foto e scritti durante i suoi giri attorno al mondo.

1974: rientra ad Asolo per un periodo e si trasferisce poi ad Asmara in Eritrea dove continua a fotografare e realizza campagne pubblicitarie e calendari per la Birra Melotti, bevanda famosa in tutta l’africa e colonie inglesi. Diventa amico intimo della famiglia Melotti (importanti imprenditori in Asmara) E’ molto richiesto come fotografo ritrattista dalle famiglie italiane presenti in Eritrea

1975: dopo una breve sosta ad Asolo inizia un nuovo giro del mondo che lo porterà a trascorrere lunghi periodi in Indonesia, Australia, Hawaii e in particolare a Tahiti dove vende delle sue foto all’ente del turismo che lo incarica di realizzare delle immagini promozionali del paese (Taihiti Toa).

1976: Partecipa ad una mostra :”7 Sguardi sul Brasile”Organizzata da Frères des Hommes,dove ha esposto con il fotografo Sebastião Salgado

1977: smette la fotografia anche a seguito di un furto di parte di materiale che sarebbe servito alla realizzazione di un progetto fotografico iniziato 25 anni prima. Ritiene il suo lavoro di fotografo compromesso e lo abbandona.

1977-1989: si dedica al completamento della sua casa-studio-museo e alla realizzazione del suo giardino che è un misto di rigore e pulizia zen tipica dei giardini giapponesi, bellezza e armonia dei templi balinesi e di selvaggio disordine delle foreste amazzoniche. Si trovano Tori giapponesi, una chiesetta scintoista, un tempietto per la meditazione, diversi stagni, sculture realizzate dallo stesso Floriano, piante cresciute da semi raccolti in tutte le parti del mondo. Il giardino, che lui considera come una sua opera d’arte, forse l’ultima e la più importante, negli anni vincerà dei premi. Continua a girare il mondo evitando i lunghi inverni asolani e affina la sua tecnica di stampa fotolitografica con cui realizza pezzi unici che vende e scambia in giro per il mondo.

1989: durante una visita al suo editore di Tokyo (continua a collaborare con riviste di fotografia giapponesi) conosce la sua ultima moglie giapponese: Mari. Con lei girerà il mondo fermandosi ad Asolo solo nel periodo estivo. Inizia a girare video più che altro per sè stesso.

1993: si lascia con Mari ed inizia un lungo periodo di crisi esistenziale durante il quale soffre di depressione. Si dedica alla scrittura continua a girare video in giro per il mondo arrivando a collezionare oltre 600 ore di materiale. Per lo più viaggia da solo. Saltuariamente e controvoglia si lascia coinvolgere in qualche progetto fotografico da alcuni dei pochi amici rimasti. (mostra su Carlo scarpa nel 2007)

Muore il 3 ottobre 2022 ad Asolo a 88 anni e poche ore. Il suo grande amico è maestro Henry Miller si è spento alla stessa età