Rivista Futuro

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Il futuro della Donna nella Chiesa

di Sorella Antonella Fraccaro

1. Sete di futuro?
Viviamo in un tempo storico in cui sembra sempre più affievolirsi il desiderio di avere un futuro, per sè e per gli altri.
Soprattutto i giovani crescono vivendo alla giornata. Iniziano un corso di formazione professionale o un lavoro e a un certo punto lo cambiano; iniziano una relazione d’amore e poi uno dei due cambia partner; guadagnano e spendono senza risparmiare in vista del futuro.
Il giovane teme sempre più il futuro, perciò si àncora nell’oggi, su ciò che è più sicuro, sperimentabile, tangibile. Investire su ciò che sarà non è più allettante e la mancata sicurezza nel futuro fa sì che esso non sia più sotto controllo, sfugga di mano. Nell’Era in cui tutto è sempre più tangibile, sperimentabile, ciò che conta è la concretezza, l’immediatezza. La progettualità è fattibile al massimo sulla realtà materiale, esistente, contingente, mentre non è più concepibile la progettualità in un futuro a lungo termine, non sperimentabile immediatamente.
Una delle questioni aperte resta la possibilità di progettare un futuro per quei valori che non sono  materiali , ma che interessano la nostra vita interiore e le nostre relazioni. In una parola: quei valori che riguardano lo spirito, più che il corpo. C’è sempre meno investimento, infatti, su valori come la benevolenza, la pace, il perdono, l’amore, la cura per l’altro, la fede in Dio. Questi valori richiamano l’attenzione sulla figura femminile.

2. La donna collabora a costruire il futuro?
Il corso della storia è stato sostenuto per molto tempo e in molti ambiti da figure maschili: posti di governo, di conquista, posti di lavoro, posti ecclesiali.
Alcune figure femminili hanno saputo, con le loro capacità e competenze, con le loro sensibilità, mettere in luce il valore della donna, sia in ambito civile che ecclesiale. Queste figure femminili hanno, nel corso del tempo, incoraggiato altre donne ad emergere con le loro ricchezze, offrendo all’umanità contributi preziosi.
Anche oggi si incontrano donne che non solo offrono le loro competenze professionali nell’ambito della ricerca, della scienza, della tecnologia, dell’economia, della politica, della vita sociale; ci sono figure femminili che contribuiscono ad arricchire la vita ecclesiale, teologica, il mondo della nostra vita religiosa e cristiana.
La donna, dunque, per il suo genere e per la sua natura, insieme all’uomo, può contribuire a plasmare il futuro del mondo e della Chiesa.

3. L’identità non è data una volta per tutte
Ciascuno di noi ha bisogno di appropriarsi gradualmente di ciò che è e alla domanda se il futuro della Chiesa è anche donna, la risposta presuppone questo cammino di appropriazione. Percorso che non è per niente favorito dalla cultura e dal commercio attuali, i quali tendono a spersonalizzare l’umano e riducono ogni condizione  di parte a favore dell’uniformità e dell’indifferenza.
La differenza arricchisce, le specificità arricchiscono reciprocamente i generi e li caratterizzano nel loro valore. Occorre, dunque, non trascurare le differenze, ma metterle a servizio le une delle altre.

4. La posizione della donna nella Chiesa
Se leggiamo la Bibbia e consideriamo la storia della Chiesa e la storia della spiritualità incontriamo, qua e là, donne che hanno contribuito in modo considerevole ad arricchire la storia della salvezza. Tuttavia, il prevalente sguardo maschile, in questa stessa storia, ha spesso offuscato le ricchezze femminili, configurando la vita ecclesiale attraverso tratti prevalentemente maschili.
Non è che la presenza della donna manchi nella Chiesa, anzi, ma l’idea storica e attuale di Chiesa che circola e che appare si configura facilmente con la prevalenza di figure maschili che la guidano e la caratterizzano.
Il fatto, per esempio, che, soprattutto nella Chiesa cattolica, il governo sia riservato praticamente all’uomo, determina, di conseguenza, la posizione della donna nella Chiesa stessa. Pensiamo, per esempio, alla responsabilità di una parrocchia, di una diocesi o all’insegnamento della teologia, allo svolgimento delle omelie nelle celebrazioni, ecc.
Se è vero che la donna ha offerto, nella storia, rilevanti contributi  ricordiamo le donne del Vangelo, le fondatrici di congregazioni, figure notevoli di sante  rimane tuttavia vero che il suo posto nella Chiesa resta marginale o condizionato dalla presenza e dalle decisioni di figure maschili; oppure, accade sempre più oggi che la donna venga valutata a partire dalla progressiva riduzione delle forze maschili nella vita ecclesiale.
Possiamo dire, dunque, che non è stato ancora raggiunto un equilibrio nella gestione della  ricchezza nella Chiesa; spesso si va avanti come si è sempre fatto oppure le situazioni migliorano quando subentrano urgenze o necessità. Il lento cambiamento è condizionato dalla fatica di far circolare elementi di riflessione su questo tema, cosicchè si continuano ad offrire servizi che si sono sempre offerti, con il rischio di non stare in profondo ascolto delle reali necessità della gente.
Il mondo d’oggi esige, invece, un contributo opportuno da parte di figure femminili e maschili, in modo da raggiungere le reali necessità della gente che lo costituisce.

5. La presenza della donna al Concilio Vaticano II
Chi ha scelto di rendere presenti le donne al Concilio Vaticano II, è stato papa Paolo VI nel 1964. Nel corso di questo evento, 23 sono state le donne scelte. Dovevano avere un compito marginale, come semplici uditrici, invece nei lavori delle commissioni hanno contribuito in modo significativo a cambiare alcune prospettive, soprattutto nelle Costituzioni Lumen Gentium e Gaudium et Spes.
La loro presenza ha favorito, dunque, un cambio di metodo, ha arricchito l’ascolto e il dialogo, riducendo la discriminazione di genere. La partecipazione della donna al Concilio, infatti, ha fatto sì che alcuni padri conciliari si rivedessero nel loro modo di porsi o nel loro pensiero. Inoltre, tale presenza ha aperto il dialogo, sviluppatosi anche successivamente, sulla precaria condizione della donna in Africa o in altri Stati e culture, sulla poligamia e sulla condizione della subordinazione da parte dell’uomo. Si è dialogato, al Concilio, anche sul delicato equilibrio tra la formazione professionale della donna e il suo compito prezioso nella vita familiare.

6. La presenza della donna nella Chiesa, oggi
Papa Francesco sta favorendo in modo considerevole la presenza della donna nella Chiesa, garantendo così un cammino a favore del delicato e promettente equilibrio tra i due generi a servizio delle persone.
Nell’attuale Sinodo dei Vescovi diverse donne sono state chiamate a prendervi parte con vari compiti e, per la prima volta nella storia della Chiesa, queste donne possono votare, assumendo così una parte attiva in questo importante organo di governo.
Un passaggio rilevante, questo, che conferma l’orientamento del Papa attuale nel portare equilibrio e armonia nella vita cristiana e umana, attraverso un lento, ma progressivo cammino di valorizzazione del genere femminile accanto a quello maschile.

7. Le esigenze della Chiesa richiedenti la presenza della donna
Quali sono, oggi, le reali necessità delle quali soffre la vita ecclesiale su questo tema? Ne indichiamo alcune:
* Parità nella partecipazione e nel governo
* Cura
* Vita fraterna e relazionale
* Accompagnamento

Parità nella partecipazione e nel governo
La scelta di coinvolgere maggiormente le donne nel governo della Chiesa rende più visibile la loro esistenza e le valorizza nelle loro capacità di contribuire a migliorare la vita delle persone. Inoltre, favorisce all’uomo un più puntuale sguardo su sè stesso, a confronto con un genere e una sensibilità diversi dai suoi.
Una condizione di maggior presenza e visibilità della donna nella Chiesa crea maggior equilibrio e restituisce alla vita, umana ed ecclesiale, tutta la sua ricchezza.

Cura
La donna, grazie alle sue predisposizioni materne, è portata a prendersi cura, a farsi carico di situazioni di fragilità. Essa è testimone di cura quando prende su di sè situazioni di sofferenza, di solitudine, di marginalità. Sa farsi prossima nel dolore, nella malattia, nell’isolamento, dedicando tempi e affetto.
Certamente, la cura dei più fragili è garantita oggi anche da molte figure maschili. Tuttavia, la cura rimane una dimensione che caratterizza particolarmente la donna; questa sua predisposizione rassicura, sostiene, consola, dona serenità. L’ascolto, la premura nelle situazioni, l’educazione che fa emergere la persona in tutte le sue dimensioni, sono tratti che caratterizzano la donna e che sono sempre più importanti oggi.
La Chiesa ha bisogno più che mai di queste testimonianze di carità, che si esprimono nel farsi accanto ai più poveri, ai bisognosi. La carità è amore a Dio che è Padre e Madre ed è amore di Dio che si fa prossimità, tenerezza, presa in carico di situazioni di sofferenza.

Vita fraterna e relazionale
Per la sua specifica dedizione, per la sua prossimità, la donna favorisce in modo significativo la fraternità, la relazione.
In un contesto storico sempre più individualistico e personalizzato sorgono qua e là condizioni di vita che alimentano le relazioni, perchè la persona umana ha bisogno di vivere la sua vita sociale. Si costituiscono così gruppi per il tempo libero, per praticare sport; si moltiplicano i gruppi nei social, ecc. Segni, questi, che mettono in evidenza l’esigenza di essere parte di un gruppo, di una comunità, anche se alcune di queste forme sociali non sempre coltivano relazioni profonde o vere esperienze di fraternità.
Nella vita ecclesiale si assiste a una graduale riduzione nella partecipazione ai sacramenti e alla vita della comunità cristiana. Dobbiamo chiederci, allora, se i luoghi e le condizioni che essa offre non risultino, oggi, affaticati nel rispondere alle esigenze delle persone, che vivono in un contesto sempre più individuale, laicizzato e senza Dio. Uomini e donne, soprattutto giovani, cercano, infatti, altrove, rispetto alle forme di vita ecclesiali, luoghi di partecipazione e di prossimità fraterna.
La donna, per la sua indole, potrebbe favorire, nella vita della comunità cristiana, condizioni di fraternità e potrebbe farsi garante, grazie alla sua sensibilità e attitudine, di spazi di prossimità, fraterni e promettenti.

Accompagnare
L’attitudine educativa della donna, come madre, è particolarmente efficace nell’accompagnare, passo dopo passo, chi ha bisogno di essere introdotto in spazi vitali.
Sono accompagnati i bambini, nella loro crescita, attraverso l’educazione ai valori buoni della vita. Hanno bisogno di essere accompagnati gli adulti, a crescere umanamente e cristianamente, siano essi credenti o non credenti. Cercano accompagnamento i poveri, i fragili, i bisognosi di cure materiali o spirituali.
La donna è capace di inventare mille forme di accompagnamento, avendo l’attenzione a condurre la persona in cammini nei quali ritrovare sè stessa, emergere con i suoi doni e i suoi limiti, sentirsi davvero sostenuta, presa in carico, rassicurata dinanzi alle fatiche della vita.

8. Quale futuro per la donna nella Chiesa?
Se possiamo considerare la Chiesa, per sua natura, di genere femminile, grazie alla sua propensione a raccogliere, a radunare i fedeli, a farli sentire parte di una comunità, di una famiglia riunita attorno a Dio Padre e Madre, comprendiamo la necessità di continuare a camminare insieme, tra uomini e donne delle diverse forme di vita, per garantire un futuro armonico, che sia arricchito dalle differenze e che maturi in unità, anche a partire dalla risoluzione dei piccoli e grandi conflitti che dividono l’umanità.
Se la Chiesa, governata soprattutto da figure maschili, vuole questa unità, dovrà fare sempre più i conti con l’esistenza del genere femminile, maturando il desiderio e la consapevolezza di rendere le donne parimenti partecipi della stessa vita ecclesiale. Risulta auspicabile, dunque, il riconoscimento di una maggiore partecipazione della donna nella vita ecclesiale, che consiste nel valorizzare maggiormente ciò che essa fa e nel coinvolgerla più attivamente negli organi decisionali.