Rivista Confini

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La prolusione

di Giuseppe Alù

– Bene Mariolina, grazie dei essere venuta.

– Si figuri. Mi dica.

– I colleghi della facoltà mi hanno chiesto di tenere questa sera una prolusione al corso che hanno organizzato e mi hanno proposto come tema “Il limite”.
Bello, non crede?

– Sì bello, ma a me non va tanto. Per questo ti ho chiamato, per parlarne insieme.

– Ma, professore, c’è tanto da dire.

– Lo so, dall’antichità hanno capito che tutto ciò che sappiamo è soggetto al limite umano… ma credi che i giovani avranno voglia di sentire le mie chiacchiere? C’è tanto di astratto. Queste sono cose di una volta, ora tutti guardano i cellulari, pensano ad altro, sono distratti, non vedrebbero l’ora che il mio discorso finisse. Si rompono le palle.

– Sta a lei catturare la loro attenzione.

– Dici? Mah! potrei cominciare col dire in generale che il concetto di limite è connaturato alla realtà, o almeno alla possibilità di comprendere la realtà. E’ quasi un preconcetto teorico.

– Continui, che va bene.

– E anche oggettivamente. L’intero universo si sviluppa entro limiti di tempo e di spazio variamente strutturati.

– Ma più concretamente? I giovani preferiscono le cose pratiche.

– Hai ragione. Allora potrei citare i vari significati che il limite assume nella vita concreta. Ad esempio, la frontiera tra due Stati è sempre un limite, ma limite che può essere valicabile oppure non valicabile o non facilmente valicabile, e allora in questi casi il limite funge da confine o invece da barriera. Hai presente il limes?

– In Germania.

– Sì, sono stato a vederlo… è emozionante, un’onda di sensazioni diverse ti avvolge. Per secoli si è avuta la convinzione che fosse stata Roma ad aver perso la Germania, mentre in realtà è stata la Germania ad aver perso il contatto alimentatore con Roma… Ma lasciamo andare… E di questi limes ce ne sono tanti a delimitare, appunto, l’ipertrofica capitale ad est e ad ovest.

– Che altro?

– Limiti, come dicevo, ce ne sono dappertutto, nello sport, ad esempio.

– Giusto!

– Sì, questo lo dirò, lo sport può ancora fermare l’attenzione dei giovani. Forse è l’ultima vera passione disinteressata. Hai mai pensato? tutto al mondo si cambia: si cambia partito, isi cambia opinione, si cambia moglie… ma non si cambia la squadra del cuore. Che per paradosso non è mai la stessa, visto che nel tempo cambiano giocatori, allenatori, proprietari. Va a capire!

– E’ vero! Professore, dovrebbe approfondire questo strano fenomeno.

– L’atletica, ad esempio, è tutta fondata su limiti, temporali, di spazio, di valore. I record sono limiti che l’uomo raggiunge. Un anelito fantastico! Le corse, i salti, il pugilato… in tutti gli sport. I traguardi non sono altro che limiti da oltrepassare.

– Io amo l’atletica leggera.

– E fai bene. La sorella più povera, l’arte più naturale, la più antica e la più negletta tra tutte le altre , come avviene per il balletto che pone limiti enormi al corpo e alla mente per una armonia sovrumana che non riceve il riconoscimento meritato.

– Che tristezza!

– Bada bene, l’intervento massiccio degli sponsor sembra un vantaggio, un aiuto per lo sport, un sistema per ampliarne i limiti. In realtà lo sponsor inietta nelle vene dello sport una miscela che lentamente lo porta alla morte: il denaro. I cattolici lo definivano lo sterco del diavolo e i riformati il compiacimento di Dio. Il male del denaro sta nella sua illimitata quantità e concentrazione. Sembra che l’iniezione faccia migliorare la salute del soggetto, invece alla fine consegna al pubblico un manichino privo di anima. Da sport a spettacolo. Pessima cosa.

– Non esageri!

– C’è uno sport che moltiplica l’idea del limite, ne fa un’ossessione: è la corsa ad ostacoli: ogni due passi si presenta un limite che assume l’aspetto di ostacolo. Ogni otto metri e cinquanta bisogna superare l’ostacolo se si vuole raggiungere il traguardo finale. Limiti parziali per il limite totale. Sai Mariolina, ti dirò, io da qualche tempo ho preso questo sport come metafora della vita: la vita in fondo è una affannosa corsa ad ostacoli che devi superare : problemi, difficoltà, rapporti umani, ne superi uno, se ne presenta subito un altro e un altro e un altro e un altro ancora e sempre, fino al nero traguardo, Cose da anziano, sai, non ti preoccupare.

– Cose da tutti, direi.

– Il limite come linea di aderenza tra due elementi è nello stesso tempo linea di divisione , può essere divisivo, come si dice oggi. Se da una parte il limite perimetra, identifica, definisce cose o pensieri, dall’altra parte isola. Eppure non è pensabile altra realtà. Non solo, ma l’intreccio reciproco dei limiti dà luogo alla figura della organizzazione, e quindi al progresso dell’uomo. Dal caos primigenio il limite crea pertanto l’ordine… una specie di divinità demiurgica… E sì, questo la dirò, mi piace troppo.

– Un argomento intrigante, vero?

– Sì, certo. E pensa che anche Kant si occupò del concetto di limite. Ricordo che l’illuminismo passò tutta la conoscenza al vaglio della ragione, e lui che fece? passò al vaglio della ragione la ragione stessa , e quanto al limite ritenne errata la vecchia idea che esso fosse una sorta di imperfezione, una mancanza, un difetto, in esso egli vide piuttosto l’essenza stessa dell’uomo, un limite sì, ma utile, dinamico… No!! questo non lo dico, ci mancherebbe! Mariolina… ho sentito alla radio, alla TV, negli spot pubblicitari una canzone che ripeteva più volte allegramente le parole “con le mani, con il culo, con i piedi”. Se si divertono con queste cose e nuotano nel fango io lascio a casa il buon Kant, non ti pare?

– Non sono d’accordo, professore.

– Cioè?

– E’ vero che il mondo attuale sta scivolando verso il basso, almeno rispetto al livello che finora ci sembrava “giusto, ma metta che tra i giovani presenti ce ne siano due o tre o quattro interessati al problema, lei non può non fornire loro indicazioni, elementi , suggerimenti per una loro eventuale ricerca. Io credo che comunque, nonostante tutto il degrado, oggi sia meglio di ieri.

– Dici questo perché non sei vissuta nel “ieri”. Comunque, forse hai ragione. Il seminatore del Vangelo sparge i semi dovunque, sulla strada sterile ma anche sul campo fecondo…

– Esatto.

– Anche nelle nostre regole di vita che chiamiamo diritto, il concetto di limite è di assoluta rilevanza. Ascolta, dopo ti spiegherò meglio, ora ti basti pensare a questo fatto: se prendo un grappolo di uva da una vigna, che vuoi che sia , ma se porto via di nascosto un camioncino di uva la cosa è diversa, mi diventa reato, no? Chiaramente c’è un limite ma, secondo te, quale è il limite oltre il quale il fatto non va più bene? due chili? cinque chili? dieci chili? e chi lo stabilisce? Ecco la rilevanza del limite che fa cambiare natura ad uno stesso fatto a seconda che si trovi al di là o al di qua di esso . Può interessare, no?

– Certamente!

– Credo invece che non parlerò del limite in matematica che riguarda i comportamenti delle grandezze variabili… non voglio far venire l’orticaria al collega Zaniolo che scaglia anatemi contro chiunque parli di matematica non essendo matematico. E io li meriterei tutti.

– Ah ah, il Professor Zaniolo, che tipo!

– Poi una particolare riflessione: Si può dire di conoscere veramente un uomo, solo quando se ne sono conosciuti i limiti.

– Non so se mi piace o no. Piuttosto, che ne dice, Professore, di aggiungere l’aspetto della sfida?

– Giusto. L’uomo è predatore ed è competitore per natura – tanti saluti a Rousseau! – quindi basta adombrare un limite qualsiasi che subito gli si risveglia l’istinto della competizione. Mi fai venire in mente quella volta che ero alle Dolomiti in un locale. Accanto a me sedevano due personaggi del posto. Discutevano animatamente sul tempo necessario alla arrampicata, se non ricordo male, della Cima Ovest. 5 ore bastavano per uno, non meno di 7 o 8 ore per l’altro. Andarono via fermamente decisi a provare. Ecco, un limite, una sfida. Io lo sento molto, forse perché sono uomo, mentre per te che sei donna la cosa è più lontana, no?

– Ottimo professore, siamo in pieno 800!

– … volevo solo dire che ogni limite ha in sé il nòcciolo subliminale della provocazione, della sfida. E’ dell’uomo. E ovviamente anche della donna, va bene così?

– Direi.

– Se ci pensi, Mariolina, il limite, nella sua concezione più elementare, ha anche un altro riscontro straordinario. L’uomo può agire in tutte le direzioni e con ogni profondità. Ecco che la società gli impone un limite generale, direi sferico. Allora, l’insieme delle possibilità, così limitate, costituisce, pensa un po’! la grande conquista di quella che noi chiamiamo libertà. Non vi sarebbe libertà in senso sociale se la possibilità di agire dell’uomo, in natura assoluta, non fosse soggetta ad un limite, appunto, e pertanto utilmente relativizzata. Si dice comunemente che la tua libertà finisce dove comincia la mia. Che ne dici? Questa gliela dico a costo di annoiarli, ma mi sembra abbastanza importante per i giovani, non credi? Insomma, che te ne pare?

– Professore, mi sembra abbia detto tutte cose giuste.

– Quanto entusiasmo, Mariolina! Comunque, ti ringrazio, ti saluto.

– Niente saluti, Professore, ci sarò anch’ io alla riunione di stasera e voglio assistere al suo successo.

– Non cercare di rimediare, ora. Mi hai fatto pensare intensamente con questo discorso del limite e ti confesso che a questo punto smetto perché sono proprio… al limite.