
Fake news
Fake nella storia, una storia di fake
di Filippo Frasson
“Immersi nella storia, passata o presente, come possiamo muoverci tra tanti avvenimenti veri o presunti tali? Esiste solo una versione dei fatti? Che armi abbiamo per riconoscerli?”
Provate a cercare “Lorenzo Valla“ su Wikipedia. Troverete una serie esaustiva di informazioni riguardanti un grande umanista e letterato italiano. Lo si studia nei licei, a volte piuttosto distrattamente. Andando un po’ in profondità affiora un personaggio che, nell’odierno contesto sociale, culturale e mediatico, potrebbe istantaneamente assurgere a paladino come il più grande scopritore di “fake news” di tutti i tempi. Like su Facebook e cuoricini su Instagram si sprecherebbero, condivisioni al massimo, followers a cascata, così come anche una nutrita schiera di haters sarebbero assicurati. Perché? Per aver scoperto che la cosiddetta “Donazione di Costantino”, un documento apocrifo in base al quale la Chiesa di Roma giustificava le proprie pretese temporali sul territorio occidentale dell’Impero Romano (dopo che lo stesso Costantino trasferì la sede dell’Impero a Costantinopoli) non era altro che un falso storico! Riassumiamo: la Chiesa si appropria di una parte di Globo Terraqueo (fetta piuttosto preponderante dato che non tutto ancora è conosciuto) sulla base di un documento fasullo, di un fake bell’e buono. Il Valla a tal proposito tenne una memorabile dissertazione in cui usò tutta la sua potenza linguistica e retorica, avvalorate da una grande perizia filologica e storica, smascherando un documento redatto a tavolino dalla stessa Cancelleria Pontificia addirittura nel VII secolo. Ora concentriamoci sulla questione temporale della vicenda e sulle date. Scritto nel 1440 ma pubblicato solo nel 1517, il testo del Valla fa luce su una falsa verità storica di oltre mille anni prima. Lo ritenete concepibile e accettabile un lasso temporale così ampio all’interno della cornice spazio-temporale in cui ci muoviamo ora? Inimmaginabile inoltre come sia stato letteralmente cambiato scientemente il corso della storia in seno a quel millennio e poi oltre. Egli dimostrò inoltre che una lettera, attribuita a Gesù, fosse anch’essa un falso storico, attirando su di sé ulteriormente le ire delle alte gerarchie ecclesiastiche, rischiando l’Inquisizione. Il Valla è fortemente convinto che: “Lo studio accurato e l’uso corretto della lingua fossero gli unici mezzi di acculturazione profonda e comunicazione efficace”. In poche parole più ci informiamo, studiamo e apprendiamo e meno ci possono prendere in giro. Chiaro e limpido. Rimango basito e ritorno sul fatto temporale della questione, che considero dirimente e pongo una domanda: ci rendiamo davvero conto di cosa significhino mille anni quando oggigiorno se Amazon non è in consegna il giorno dopo diamo di matto? Il Prime non appare più come un aspetto superfluo bensì ha carattere di stretta necessità, quasi come l’aria che respiriamo. Viviamo in una realtà accelerata in cui pensiamo sempre siano gli altri a pigiare sul pedale ma se guardiamo bene siamo noi spesso a tavoletta, cambiamo programma e ci dobbiamo giocoforza sempre riadeguare, riassettare con una repentinità sempre maggiore e che a volte ci schiaccia. Apriamo e chiudiamo continuamente scenari e se non lo facciamo noi di sicuro qualcuno lo farà per noi. Ve la ricordate la vostra vita pre Covid? Sembra o no un’era glaciale fa? Ebbene uno studio dell’Agcom del 2017 sostiene che le fake news sono “la gramigna dell’informazione online: nascono dappertutto, sono fuori controllo e molto difficili da estirpare”. L’unica nota positiva è la presenza ridotta, 8 giorni quelle sul mondo dello spettacolo, 4 giorni quelle sulla politica. In questo caso la rapidità diventa un pregio e almeno ce le scrolliamo di dosso in fretta. Altro capitolo è per quanto tempo ci rimangano in testa, ma tant’è, qui si scende sul personale. Confrontiamo questi dati con i 1000 anni (scrivo in cifre di proposito) di cui si trattava prima. Ma non solo, la presenza secolare se non millenaria di alcune fake le rende oramai parte integrante della nostra storia. Vengono in un certo senso metabolizzate e digerite, così facendo sedimentano e si accettano con una sorta di benevolenza asettica. Cosa potrebbe mai cambiare in fondo alla nostra quotidianità se ora scoprissimo che un fatto storico, oramai trito e ritrito anche dai testi scolastici e che tutti abbiamo da sempre studiato, fosse effettivamente un falso? Di sicuro se la velocità di dissoluzione della fake fosse stata quella enunciata dall’ Agcom passerebbe come l’acqua sul fiume, assieme a tante altre cose. Ma questo vale per i nostri tempi, non per quelli storici. Prendetevi un attimo, alzate gli occhi da queste righe e fate l’esperimento mentale di riflettere il più realisticamente possibile sull’aspetto temporale legandolo indissolubilmente agli effetti che avrebbe sulle vostre vite quotidiane. Cambierebbe qualcosa se scopriste che la vostra compagna, con cui state da 20 anni, vi tradisse da 19? Uso sempre le cifre, più efficaci. Di certo se lo aveste scoperto a suo tempo, vale a dire 19 anni fa cioè agli inizi, il corso della vostra vita sarebbe stato inequivocabilmente differente. Magari l’avreste lasciata, avreste avuto un’altra famiglia, dei figli diversi (o nessuno), abitereste di sicuro in un’altra casa, magari in un’altra città, andreste a bere una birra con altri amici, sareste un prete. Mille scenari, tutti validi, tutti plausibili. La vostra esistenza capovolta. Se qualcuno avesse scoperto la bufala della falsa “Donazione di Costantino” 999 anni prima del Valla? Ribaltate l’esempio di prima su questo fatto fondamentale per il percorso storico dell’intera umanità. Tutto sarebbe ora diverso, ora, qui, adesso, per tutti! Le nostre esistenze sarebbero migliori o peggiori? Nessuno lo saprebbe mai, differenti di sicuro perché di sicuro sarebbe differente il contesto sociopolitico e culturale. E la storia conta centinaia se non migliaia di fatti storici fasulli e falsati più o meno coscientemente. Noi non abbiamo inventato nulla. I più probabilmente ne sentono parlare con insistenza dall’elezione di Trump del 2016, considerandola niente più di un vizio moderno. Pare logico pensare che uno schiavo romano, un contadino o un servo medievale, un artigiano rinascimentale o un soldato al fronte poco avrebbero immaginato che un qualsiasi falso storico (a loro di sicuro sconosciuto) portato alla luce e smascherato da un dotto letterato avrebbe redento la loro situazione spesso negletta! Quanto altro non sappiamo ed è stato manipolato ad hoc? Qualche disciplina può considerarsi immune? Assolutamente no. Jean-François Champollion letteralmente sbiancò quando era ad un passo dalla più grande impresa di crittografia conosciuta dall’uomo, la decifrazione dei geroglifici egizi, perchè il suo “rivale” nell’impresa aveva divulgato la notizia falsa di esserci finalmente arrivato! Il nostro corse a verificare ed ebbe un vero e proprio crollo emotivo dalla gioia nello scoprire che fosse soltanto una fake in grande stile! Champollion arrivò di lì a poco ufficialmente primo nella maestosa impresa di renderci chiari quei misteriosi quanto affascinanti segni. Era il 1822. Lo stesso Lorenzo Valla ne fu immune? Macchè, pure lui patì la potenza e la forza dirompente di quelle che un tempo giornalisticamente venivano definite “notizie false e tendenziose”. Citando ancora Wikipedia “È quasi impossibile farsi un’idea precisa della vita privata e del carattere di Valla, essendo i documenti nei quali vi si fa riferimento sorti in contesti polemici e, pertanto, fonte più di esagerazioni e calunnie che di testimonianze attendibili”. Carnefice e vittima allo stesso tempo quindi. Cambiano di sicuro i modi con cui le riconosciamo e le enunciamo, questo si, adattandole semanticamente al contesto, ma la sostanza non muta. Propaganda, menzogna, bufala, balla, bugia, falsità, fake, ogni epoca pensa di esserne esente ma non ci riesce mai. Viaggiano, si diffondono e si dissolvono nei nostri tempi più rapidamente che mai, quello si. Ne butto lì qualcuna, come fossero biglie, cosciente di non prenderne in considerazione altre migliaia e migliaia: lo sbarco sulla luna è del 1969 è stato vero oppure è una fake astronomica? La Grande Piramide (quella di Cheope) è per davvero la tomba del grande faraone oppure è una fake archeologica? Le Lampade di Dendera sono una bufala scientifica assurda quanto affascinante? L’Esperimento di Filadelfia (a cui si aggiunge anche una presunta presenza del grande Albert Einstein) inquieta dal punto di vista tecnologico oppure dobbiamo solo riderci su? E’ stata la maledizione di Tutankhamon ad uccidere larga parte delle persone che hanno aiutato Howard Carter nel 1922 a svelare al mondo la magnificenza di una tomba reale con tutte le sue meraviglie oppure riduciamo tutto ad una bufala misterica? Mi fermo qui per ovvi motivi, ci si addentrerebbe in un ginepraio. Procediamo per ordine. I detrattori che non ritengono vero il “Primo passo per un uomo ma un grande balzo per l’umanità” sono una nutrita schiera. Concordi sulla sceneggiata cinematografica organizzata dalla NASA sul set di “2001 Odissea nello spazio” di Kubrick. Giusto per dire di essere arrivati sul suolo lunare prima di tutti, soprattutto prima dei sovietici. I più ortodossi ritengono che mai ci siamo stati per difficoltà oggettive e tuttora insormontabili (superamento delle fasce di Van Allen, delle particelle che avvolgono la Terra e che a tutt’oggi provocherebbero la morte di chi tenta di attraversarle), i più miti ritengono che ci siamo stati ma con le missioni Apollo successive. Nel 1969 era stringente annunciare di esserci stati e basta, la bandiera a stelle e strisce piantata sul suolo lunare era garanzia di gloria imperitura, i disastri e le tragedie dei tentativi precedenti automaticamente cancellati. Le strane ombre della bandiera stessa sul suolo lunare, le prospettive delle luci, la mancanza di stelle sullo sfondo, la mitica Hasselblad 500C utilizzata dagli astronauti per catturare i loro momenti sul nostro satellite che non avrebbe potuto resistere a quelle temperature estreme (così come le stesse tute degli astronauti) paiono argomenti convincenti a favore degli scettici.
( Fig.1 )

Fiumi di letteratura pro e contro, siti specializzati, dibattiti, libri, da non uscirne vivi. Una fake ben architettata che dura da oltre 50 anni? A ben vedere sempre meno dei 1000 anni di cui sopra…
Tornando sulla Terra, entriamo nella Grande Piramide, quella del Faraone Cheope. (Fig. 2)
( Fig.2 )

Completamente senza iscrizioni, zero geroglifici, niente di niente, un volume interno pazzesco completamente muto. Un cosiddetto sarcofago piuttosto piccolo ma nella stanza più grande viene unanimemente riconosciuto come il luogo in cui Cheope fu sepolto. L’unico dato certo è che l’intera struttura gli fu costruita attorno non avendo il “sarcofago” le dimensioni per passare dalla porta. Tutto è in granito durissimo lavorato finemente ed in maniera impeccabile (esecuzione ardua anche con le tecniche moderne). Nel 1837 il colonnello Howard Vyse, riconosciuto come un produttore seriale di falsi, entra nelle camere ancora sigillate della piramide in questione e dichiara di aver trovato addirittura le scritte autentiche che confermarono come la struttura fosse la tomba di “Khufu” (Cheope). Ebbene, un esperto traduttore del British Museum non impiegò molto a notare che la scritta in primis era solo dipinta con delle pennellate rosse a caratteri incerti ed approssimativi, in secundis che la scrittura non poteva assolutamente appartenere alla quarta dinastia, quella di Cheope appunto. Inoltre il nome dipinto era proprio sbagliato, essendo scritto “Rahta”. Alcuni egittologi ortodossi continuano però a dar credito alla versione di Vyse. A ben vedere anche in questo caso non ne veniamo fuori, una bufala approssimativa ma che “salva” le ricostruzioni più classiche onde evitare l’imbattersi in una riscrittura totale della storia egizia e non solo? Rimaniamo per ora in Egitto e concentriamoci sulla indiscussa capacità matematico/astronomico/tecnologica che sicuramente come popolo nel passato ha avuto. Andiamo a Dendera, nel Tempio di Hator. All’interno troviamo, o meglio, rimangono le fotografie ed i disegni di quello che poi è stato fatto sparire negli anni ’70 del secolo scorso. (Fig. 3)
( Fig.3 )

Trafugate nottetempo, si è salvata una sola stanza dal saccheggio. Le raffigurazioni sono un unicum ed i tecnici che le hanno visionate ed analizzate sembrano non avere dubbi: rappresentano delle lampade alimentate da un flusso elettrico comandate dai sacerdoti. Secondo gli egittologi siamo di fronte ad una delle più grosse fake mai prodotte, addirittura da derubricare come bambinesca e ridicola, figlia di una palese ignoranza storica e di una mania di ipertecnicismo esasperata. Gli uni (i tecnici) vedono antica tecnologia, gli altri soltanto fiori di loto con tanto di gambi e bulbi (gli storici). Un solo punto li accomuna, quello di considerare una colossale fake la posizione dell’altro.
Stiamo sulla tecnologia. E’ il 28 Ottobre 1943 ed un fantomatico scienziato, riportato diverse volte ma con varie denominazioni (piuttosto ambigue), sarebbe riuscito a portare a termine un esperimento che ha dell’incredibile. Avrebbe partecipato alla cosa anche il grande Albert Einstein, fuggito negli USA già da qualche anno per scappare al funesto vento nazista. Siamo qui di fronte a quella che in ambito tecnologico si ritiene essere una delle maggiori bufale mai partorite. Alle 17.15 il cacciatorpediniere “USS Eldridge” (Fig. 4), ormeggiato nei pressi del molo di Filadelfia sarebbe stato fatto svanire nel nulla, ricomparendo qualche istante più tardi a Norfolk, in Virginia. Dopo qualche minuto l’imponente imbarcazione sarebbe ritornata al suo posto a Filadelfia, nello stesso molo. Tutto grazie ad una apparecchiatura interna alla nave che sfruttava le onde elettromagnetiche. Un caso di teletrasporto in puro stile Star Trek. La stessa tecnologia che verrebbe utilizzata dai visitatori extraterrestri (per chi ci crede). Si susseguirono dichiarazioni, interviste, smentite, presunte documentazioni, sovraesposizioni mediatiche (con relative vendite e promozioni editoriali) da parte di qualche apparente protagonista della vicenda, insabbiamenti, morti sospette. Qui entriamo nel campo delle fake (per chi non crede all’avvenimento) di tipo ricorsivo, che ciclicamente ritornano, sembrano riprendere piede e poi ogni volta si risolvono in una bolla, con un codazzo di seguaci stile terrapiattisti (a loro volta strenui sostenitori che la Terra tonda sia un fake astronomico).
( Fig.4 )

Usualmente i detrattori di tali teorie complottiste derubricano tali fatti ad un livello simile all’alligatore nelle fogne di New York. Analizziamo in ultima istanza quella che dal punto di vista storico-archeologico rimane come la più grande delle scoperte dell’epoca moderna e che il prossimo anno compirà 100 anni: la scoperta della Tomba di Tutankhamon. Cosa attiene al nostro discorso? E’ il 1922 e l’archeologo Howard Carter, con il patrocinio di Lord Carnarvon, finalmente entrano nella quasi inviolata sepoltura del faraone bambino, presunto figlio del re eretico Akhenaton. Nell’arco di pochi anni tutti i personaggi coinvolti con i dettagli più intimi della scoperta muoiono in circostanze piuttosto inspiegabili. La “Maledizione di Tutankhamon” assurge immediatamente come l’unica spiegazione plausibile a dei fatti di per sé misteriosi che portano a decimare tutti i più stretti collaboratori di Carter. Giulio Cesare nel “De Bello Gallico” sosteneva che le persone credono a ciò che desiderano, in questo modo quasi amorevolmente giustificando una tendenza tutta umana a cedere spesso in una creduloneria in qualche modo confortante e confortevole, essendone intimamente consapevoli della totale infondatezza ma facendo contemporaneamente spallucce sorridendone. L’aggiunta di elementi sempre più suggestivi fa crescere a dismisura gli strani avvenimenti postumi all’ingresso tombale, vedi il blackout a cui sarebbe stata sottoposta la città del Cairo al momento della morte di Lord Carnarvon, cui avrebbe fatto seguito anche quella del suo cane. Ci fermiamo qui perché la letteratura sulla presunta maledizione è piuttosto nutrita e cerchiamo di mettere un cappello alla questione. Siamo al cospetto di una fake facile come appeal con lo scopo di essere una sorta di enorme coperta tessuta appositamente per coprire qualcosa? A ben vedere sembra piuttosto scontata perché a tutt’oggi ancora tutto quello che riguarda le dinastie dell’Antico Egitto continua ad avere molta presa, soprattutto presso alcune fasce sociali. Ha ragione Giulio Cesare che è molto più facile credere in tutto quello che desideriamo? Questo fatto pare dimostrarlo. Automaticamente più la lista dei morti si allunga post apertura della sepoltura del giovane faraone e più gli organi di informazione di allora invocano circostanze soprannaturali, tutto il mondo pare non aspettare altro. A questo punto, dopo quasi un secolo, nell’immaginario collettivo rimane viva la suggestione ed un eventuale altro scenario che provi razionalmente a spiegare i fatti pare sicuramente plausibile ma non altrettanto affascinante. Della serie “Si lo sappiamo che non può essere così…ma così è tanto bello!” In fondo con le maledizioni non si scherza e a crederci non costa nulla…Possono oggetti preziosi, carri imperiali, bendaggi e sandali essere così dirompenti e scandalosi da meritare cotanta fake? (Fig.5 e Fig.6)
( Fig.5 )

( Fig.6 )

Perché a Carter, il vero perno attorno a cui tutto ruotò, il vero protagonista della sensazionale scoperta, non accadde nulla? Da solo questo aspetto potrebbe far crollare tutto il castello. La maledizione non esiste e si chiude il discorso. In “The search for the gold of Tutankhamon” (1976) Arnold C. Brackman è piuttosto chiaro: nella tomba del giovane e gracile faraone c’erano dei documenti in grado di provocare un grave scandalo politico e religioso. Tali documenti (papiri arrotolati) sarebbero il vero e dirompente resoconto dell’esodo degli ebrei dall’Egitto, essendo Tutankhamon figlio (probabilmente) di Akhenaton, il primo faraone monoteista della storia che tentò di spazzare via il tradizionale pantheon egizio. Akhenaton e Mosè (che condusse fisicamente il popolo d’Israele fuori dai confini egiziani verso la Terra Promessa), secondo i documenti classificati nella scatola n°101 da Carter sarebbero inequivocabilmente figli d’Egitto! Questo aspetto razziale di Mosè e del suo popolo, negli anni della nascita del movimento politico/finanziario sionista che rivendica da sempre il diritto del popolo di Israele sulla Palestina, avrebbe certamente avuto aspetti dirompenti a livello geopolitico ed economico su scala mondiale! Cosa ne sarebbe stato del Mosè Biblico e del suo popolo se tali documenti fossero stati portati alla luce? Ricordiamoci che Adolf Hitler era alle porte. Una bomba da disinnescare. Come? Perché non con una fake dalla facile presa? Diverse le testimonianze che vedono Carter parlare di questo documento accampando scuse, sostenendo cioè di aver erroneamente catalogato bendaggi come papiri per sbaglio a causa della scarsa illuminazione disponibile nella tomba KV62. Tutti i membri del suo entourage eliminati per sicurezza quindi, una bella bufala di stampo misterico-faraonico confezionata, qualche manciata di indiscrezioni a supporto e via, il piatto è servito. Oppure è una bufala la stessa storia dei papiri erroneamente catalogati? Anche qui uno schieramento vede la bugia nella tesi dell’altro. Vuoi proprio vedere che nell’ultimo anfratto di una valle oramai senza segreti e battuta centimetro per centimetro, scandagliata minuziosamente da anni, ritroviamo la tomba quasi intatta di un faraone minore con dei documenti che cambiano la sorte dell’intero Pianeta? E se fossimo anche qui nel caso della fidanzata scoperta nel suo tradimento all’inizio della nostra relazione e non dopo anni? Avessimo scoperto che davvero quei documenti nel 1922 potevano essere rivoluzionari (qualora davvero fossero esistiti) il Ventesimo Secolo sarebbe stato lo stesso? Ci sarebbe stata la “Crisi del ‘29”? Chissà. Ci sarebbe stata la Seconda Guerra Mondiale? Chissà. Forse si è capito dove voglio arrivare. Dobbiamo renderci conto che siamo immersi totalmente e da sempre in una realtà a volte pilotata. Sono certamente cambiate le tempistiche della diffusione delle notizie, vere o presunte, a qualsiasi livello. Il vettore stesso (i social oggigiorno ne fanno da padroni) veicola velocemente tutto, in una sorta di delivery non richiesto in cui ci troviamo spesso nostro malgrado immersi. Un tempo anche le notizie viaggiavano a dorso di mulo, assieme alle merci, ma ora arrivano molto prima di esse. Questo vale anche per i nostri libri di Storia, di Geografia, di Religione, di Scienze, tutti più o meno infarciti di fatti e notizie che magari con il tempo (a volte secoli) si rivelano più o meno viziate da una narrazione di parte, più o meno volutamente enfatizzata. Ma allora può essere tutto vero e contemporaneamente tutto falso quello che sentiamo, leggiamo, studiamo, apprendiamo…e a questo punto il dubbio è legittimo. Abbiamo solo un’arma a nostra disposizione ed è ben enunciata in una apparentemente innocua vignetta in un Topolino del lontano 1970, attuale più che mai. (Fig.7)
( Fig.7 )
